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Afferra il Principale dei due testimoni - 1a parte

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Messaggio  Admin Lun Apr 07, 2008 1:49 pm



Afferra il Principale dei due testimoni - 1a parte Person10


Afferra il principale dei due testimoni.


È uno dei sutra più importanti: uno dei fondamenti, il cardine dell'alchimia interiore. Lascia che sedimenti in profondità nel tuo cuore. Può trasformarti, può darti una nuova nascita, una nuova visione, un nuovo universo. Ha due significati; entrambi devono essere compresi.
Il primo significato: esistono due tipi di testimoni. Il primo è la gente che ti circonda. Sei costantemente consapevole di essere osservato, visto; ciò crea in te autoconsapevolezza. Ecco perché hai paura quando sei su un palcoscenico davanti a una folla. Gli attori la provano, i poeti la provano, gli oratori la provano - e non soltanto i principianti, persino coloro che recitano da tutta la vita; quando salgono sul palcoscenico vengono presi da un tremito, provano paura, perché non sanno se ce la faranno oppure no.
Di fronte a tanti occhi puntati su di te, sei ridotto a un oggetto. Non sei più una soggettività, sei diventato una cosa. E hai paura perché gli altri potrebbero non apprezzarti. Potrebbero non nutrire il tuo ego, potresti non piacere, potrebbero rifiutarti. Ora sei nelle loro mani. Sei ridotto a uno schiavo che dipende da loro. Ora devi operare in modo da essere apprezzato. Devi sostenere il loro ego, così da poter sperare che sostengano il tuo, di conseguenza.
Quando sei con i tuoi amici non hai così paura. Li conosci, sono prevedibili, dipendete gli uni dagli altri. Ma quando devi fronteggiare la folla anonima, la paura aumenta. Tutto il tuo essere comincia a tremare, è in gioco tutto il tuo ego - potresti fallire. Chi può dirlo? Il tuo successo non è garantito.
Questo è il primo tipo di testimone. Gli altri ti osservano e tu sei semplicemente un mendicante. Questa è la situazione in cui vivono milioni di persone. Vivono per gli altri, per questo vivono solo in apparenza, la loro non è vera vita. Non fanno altro che adattarsi agli altri, continuamente, perché sono felici solo se gli altri sono felici con loro. Continuano a fare compromessi, stanno vendendo la propria anima, solo per un motivo: fortificare il loro ego, per diventare famosi, conosciuti.
Hai notato una cosa estremamente importante? Ogni volta che un poeta, un romanziere o un grande scienziato riceve il premio Nobel, subito dopo la sua creatività declina. Nessun vincitore di premio Nobel è riuscito a produrre niente di valido, nulla di paragonabile alle cose che ha creato prima di riceverlo. Come mai? Una volta raggiunto lo scopo dell'ego, non si può andare oltre, pertanto non c'è più bisogno di adattarsi alla gente. Una volta che il libro diventa famoso, l'autore muore.
È ciò che è successo con Il Profeta di Kahlil Gibran. È ciò che è successo col Gitanjali di Rabindranath Tagore. Ed è praticamente la regola, non l'eccezione. Una volta diventato famoso, smetti di fare compromessi. A che pro? Sei già famoso. E quando smetti di fare compromessi, la gente comincia a non vederti più, a ignorarti. Tutta la tua creatività era radicata nel desiderio dell'ego; ora l'ego si sente in pace, e tutta la creatività scompare.
Questa è la situazione in cui vive il novantanove virgola nove per cento della gente. Tu conosci solo un tipo di testimone: l'altro. E l'altro crea sempre ansietà.
Jean Paul Sartre dice giustamente: "L'altro è l'inferno".
L'altro non ti permette di rilassarti. Perché ti senti così rilassato in bagno, nella vasca da bagno? Perché l'altro non è presente. Ma se mentre ti rilassi nella tua vasca da bagno diventi improvvisamente consapevole che qualcuno sta guardando dal buco della serratura, di colpo la tua rilassatezza scompare. Sei nuovamente teso. Sei guardato.
Per creare paura nella gente, nel corso dei secoli, i preti ti hanno detto che Dio ti guarda costantemente, ogni giorno. Tu puoi dormire, lui non dorme mai, continua a starsene seduto di fianco al letto, e guarda. Non solo ti guarda, guarda anche i tuoi sogni e i tuoi pensieri. Pertanto non sarai punito solo per le tue azioni, ma anche per i tuoi sogni, i tuoi pensieri, i tuoi desideri e le tue emozioni.
I preti hanno creato una paura gigantesca nella gente.
Prova a pensare a Dio che ti guarda costantemente. Non un istante, nemmeno per un attimo ti è permesso essere te stesso. Questa è stata una strategia potentissima per ridurre la gente a oggetti.
Perché bramiamo tanto l'attenzione degli altri? Perché così come siamo, siamo vuoti. Così come siamo, non siamo. Così come siamo, non possediamo un centro dell' essere. Siamo soltanto frastuono, una folla, una casa piena di servi che litigano l'uno con l'altro perché il padrone è assente o profondamente addormentato. Bramiamo l'attenzione degli altri per creare, quanto meno, uno pseudo-centro. Se la cosa reale non c'è, per lo meno possiamo dipendere da uno pseudo-centro. Ti darà la sensazione di essere integro, ti renderà una persona. Non sei un individuo - l'individualità è la fragranza di un essere veramente centrato, una persona che sa chi è.
Ma se non sei un individuo, quanto meno puoi essere una persona, puoi arrivare ad avere una personalità. E la personalità va elemosinata. L'individualità è la tua crescita più intima. E’una crescita; non hai bisogno di mendicarla da nessun altro, e nessuno può dartela. L'individualità è il tuo dischiudersi. Ma la personalità può essere mendicata, la gente può dartela - di fatto, solo gli altri possono dartela.
Se ti trovi solo nella foresta non avrai alcuna personalità, ricordalo. Avrai individualità, ma nessuna personalità. Se ti trovi solo sull'Himalaya, chi sei: un peccatore o un santo? N on c'è nessuno ad apprezzarti o a condannarti, non c'è nessuno a renderti famoso o conosciuto, non c'è nessuno tranne te stesso. Nella tua totale solitudine, chi sei? Un peccatore o un santo? Una persona molto famosa, un vip o un semplice nessuno?
Non sei né l'uno né l'altro. Non sei né una persona molto importante né un nessuno, perché per entrambi è necessaria la presenza dell' altro. Sono necessari gli occhi dell'altro per riflettere la tua personalità. Non sei né questo, né quello. Tu esisti, ma sei nella tua realtà; non sei creato dagli altri. Sei come sei, nella tua completa nudità e autenticità.
Questa è una delle ragioni per cui tanta gente ha pensato che fosse saggio fuggire dalla società. In realtà non fuggiva dalla società, di fatto non era un gesto contro la società, era solo uno sforzo per rinunciare alla personalità.
Si narra che Buddha abbandonò il suo palazzo. Non è un codardo e non è un fuggiasco, allora perché ha abbandonato il palazzo? Rabindranath Tagore scrisse uno splendido poema al riguardo: Buddha lasciò il palazzo; per dodici anni vagabondò nella foresta, fece pratiche spirituali e meditò. E arrivò il giorno della gioia suprema, si illuminò. Naturalmente, la prima cosa che ricordò fu di dover tornare a palazzo, per dare la buona notizia alla donna che aveva amato, al fanciullo che aveva lasciato dietro di sé, al vecchio padre che ancora sperava nel suo ritorno. E’così umano, tocca il cuore. Dopo dodici anni ritornò.
Suo padre era in collera, come lo sono i padri. Suo padre non era in grado di vedere chi fosse, non era in grado di vedere cos'era diventato, non poteva vedere la sua individualità che si manifestava in maniera tanto chiara e limpida. Tutti se ne stavano accorgendo, ma suo padre era cieco a tutto ciò.
Ancora pensava a lui sulla base della personalità che non esisteva più, alla quale il figlio aveva rinunciato il giorno in cui aveva abbandonato il palazzo.
Di fatto Buddha dovette lasciare il palazzo solo per poter rinunciare alla personalità. Voleva conoscere se stesso com'era in realtà, non cosa gli altri pensavano di lui. Ma il padre ora, lo stava guardando con gli occhi di dodici, anni prima. Di nuovo disse a Buddha: "Sono tuo padre, ti amo anche se mi hai colpito al cuore e mi hai profondamente ferito. Sono vecchio, e questi dodici anni sono stati una tortura. Sei il mio unico figlio, e in qualche modo ho cercato di vivere, così che tu potessi ritornare. Ora sei tornato, prendi le redini dell'impero, diventa il re! Lasciami riposare, è tempo che io mi riposi. Hai commesso un peccato contro di me, e sei quasi stato un omicida con me, ma ti perdono e le mie porte sono ancora aperte."
Buddha rise. Disse: "Signore, sii un po' più consapevole, guarda con chi stai parlando. L'uomo che abbandonò il palazzo non esiste più; è morto da tempo. lo sono un altro guardami!"
E il padre andò ancora di più in collera. Disse: "Vuoi ingannarmi? Io non ti conosco? lo ti conosco più di quanto tu conosca te stesso! Sono tuo padre, ti ho fatto nascere, nel tuo sangue circola il mio, e non dovrei conoscerti?"
Buddha disse: 'Ti prego, signore... Mi hai certamente fatto nascere. Sono venuto al mondo attraverso di te, questo è vero, ma tu sei stato soltanto uno strumento. E solo perché qualcuno arriva montando un cavallo, non significa che il cavallo conosce il cavaliere. Sono passato attraverso le porte del tuo corpo, ma questo non significa che tu mi conosci. Di fatto, dodici anni fa, nemmeno io sapevo chi fossi. Ora lo so! Guarda nei miei occhi. Per favore, dimentica il passato - sii qui e ora!"
Ma il padre non ne era capace. Con i suoi vecchi occhi, pieni di lacrime, di rabbia e di gioia, non poteva vedere ciò che era accaduto a Buddha. "Che sciocchezze sta dicendo: che è morto ed è rinato, che è un'individualità completamente diversa? Che non è più una personalità, che è un'individualità?"
Sui vocabolari, "personalità" e "individualità" sono sinonimi. Non lo sono nella vita. La personalità è falsa, una finzione, una facciata. L'individualità è la tua verità.
Perché vogliamo che tantissime persone ci diano attenzione? Perché lo aneliamo tanto? Per creare una personalità. E più personalità crei intorno a te, minore è la possibilità di conoscere la tua individualità.
E quando Buddha si recò a trovare sua moglie, lei era persino più arrabbiata. Fece solo una domanda, una domanda veramente significativa. Disse: "Ho solo una domanda da porti. Ho aspettato tutti questi anni, e ho solo una domanda. La domanda è semplice, ma sii onesto." Pensava ancora che Buddha potesse mentire! "Sii onesto, sii sincero, e dimmi solo una cosa. Qualsiasi cosa tu abbia realizzato nella foresta, era impossibile realizzarla qui, a palazzo? Dio esiste solo nella foresta e non qui nel mondo?"
Questa domanda è estremamente densa di significato. Buddha rispose: "Certo, la verità è tanto qui quanto là. Ma sarebbe stato molto difficile per me conoscerla qui, perché ero perso in una personalità, la personalità del principe, la personalità del marito, la personalità del padre, la personalità del figlio. La personalità era eccessiva. In realtà non ho mai lasciato il palazzo, stavo solo lasciando dietro di me la personalità così che non ci fosse nessuno a ricordarmi chi fossi, e potessi rispondere alla domanda 'Chi sono?' da solo. Volevo incontrare me stesso. Non ero interessato alle risposte degli altri."
Ma chiunque altro è interessato alle risposte degli altri... quanto ti piace quando qualcuno dice: "Sei bellissima!".
Sarvesh ha detto a Mukta: "Mi sento un po' perso."
Naturalmente. E’ uno dei migliori ventriloqui che il mondo conosca; ha vissuto la vita dello showman - sempre alla ribalta, le luci lo abbagliavano: erano tutte puntate su di lui, migliaia di persone lo fissavano attente, guardavano ciò che faceva con profondo apprezzamento. Ha talento, genio, ed è vissuto inondato dall'attenzione degli altri.
Naturalmente in questa comune nessuno va da lui e gli dice: "Sarvesh, sei grande! Sarvesh sei questo, sei quello." Deve sentirsi un pochino perso. E’un problema per coloro che sono personaggi pubblici di spicco, per loro è molto difficile abbandonare la propria personalità.
Ma ci sta provando, e sono sicuro che ci riuscirà. Accadrà.
Da una parte hai anelato all'attenzione degli altri, ma prima o poi te ne stanchi anche, perché è un cibo artificiale. Potrà avere un buon sapore, magari il suo gusto è delizioso, ma non nutre, non ti dà vitalità.
La personalità è una facciata. Può ingannare gli altri, ma non può ingannare te, non a lungo, quanto meno. Ecco perché Sarvesh è venuto qui, stanco, esaurito da tutta quell'attenzione. Ma le vecchie abitudini persistono un po'. Prima o poi comincerà a godere di se stesso, prima o poi comincerà a godere la sua individualità.
E il giorno in cui puoi godere la tua individualità, sei libero, libero dalla dipendenza dagli altri. Se chiedi la loro attenzione, devi pagarne il prezzo. E’ una schiavitù. Più chiedi alla gente di avere attenzione per te, più diventi un oggetto, una merce che può essere venduta e comprata.
Questo è ciò che accade a tutte le figure pubbliche - gli uomini politici, la gente di spettacolo. Questo è un tipo di osservazione: vuoi essere osservato.
Ti dà rispettabilità, e per poter avere rispettabilità dovrai creare un carattere e una moralità. Ma tutto quel carattere e tutta quella moralità sono solo ipocrisia. Li crei con una motivazione: in modo che gli altri possano essere attratti da te.
Se vuoi la rispettabilità dovrai essere un conformista, dovrai essere obbediente verso la società e le sue richieste. Dovrai vivere secondo valori sbagliati, perché la società è formata da persone profondamente addormentate - i loro valori non possono essere giusti.
Certo, una cosa puoi farla: puoi diventare un santo.
Migliaia di santi che conosci hanno fatto questo: hanno sacrificato ogni cosa sull'altare della rispettabilità. Hanno torturato se stessi, si sono suicidati ma hanno guadagnato una cosa: sono diventati santi, la gente li venera.
Se desideri quel tipo di venerazione, di rispettabilità, di santità, diventerai sempre e sempre più falso, sempre e sempre più finto, sarai fatto sempre e sempre più di plastica. Non sarai mai una vera rosa. E questa è la più grande calamità che possa accadere a un uomo nella vita: essere una rosa di plastica e non essere una vera rosa.



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