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Come l'osservatore modifica il fenomeno osservato? 2a Parte

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Messaggio  Admin Dom Gen 13, 2008 12:51 am



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L'influenza e il potere del proprio stato di coscienza


SeC: “Quantum leap”, un altra espressione chiave, non a caso il titolo di una tua opera (Taking the quantum leap)… se ne sentiva parlare già fine anni ‘70 come esempio di uno shift (spostamento nella consapevolezza), come uno stato di non mente, una variazione di lunghezza d’onda… per favore di che si tratta, in fisica, nella dimensione della coscienza e nella vita di tutti i giorni? E che significa in parole semplici fare queste salto. A proposito: tu l’hai fatto?
F.A.W: Tutto questo ha a che fare con il principio di complementarità della fisica dei quanti. Secondo questo principio ciò che scegli di osservare influenza quello che puoi osservare. La coscienza o consapevolezza può cambiare una probabilità più certa in una meno certa. In un caso del genere un osservatore può perdere un certo tipo di conoscenza ma guadagnarne un’altra, di tipo diverso. Quando questo accade l'osservatore ha mutato forma di conoscenza. La conoscenza pertanto rappresenta uno specifico risultato di tale azione ed è soggetta a cambiamento. Potremmo avere conoscenza di un oggetto e nel tentativo di saperne di più su quello stesso oggetto potremmo perdere parte della nostra conoscenza iniziale. […] Un cambiamento nel mondo fisico può anche cambiare le possibilità. Il tempo gioca un ruolo cruciale nel determinare gli stati di coscienza. Lasciate che faccia qualche esempio. Prima di tutto è necessario enfatizzare che il tempo non è semplicemente "là fuori", anche se osserviamo processi oggettivi come se accadessero in "un tempo/là fuori". Ricordate, il tempo è creato dalla mente, così pure l’indice dei cambiamenti nel suo fluire. Gli intervalli di tempo che oggettivamente definiamo esperienze appaiono in realta come "punteggiature" di coscienza. Quando molti di questi punti (focali) accadono, li contiamo e li definiamo come il tempo che passa. In questo modo acquisiamo un senso del tempo. […] Ad esempio, se sperimento cento "unità di secondi" in un secondo oggettivo, come quando ho esperienza di muovermi consciamente e rapidamente (proprio come gli atleti percepiscono in certi sport quali la discesa libera), il tempo attorno a me sembra rimanere immobile. In questo caso, sperimento un contrarsi del mio ego - forse quale risultato di una maggiore preoccupazione per la mia sicurezza - che fa passare il tempo più velocemente. Spesso le persone che hanno incidenti stradali sperimentano il velocizzarsi del tempo. Notate, che mi riferisco qui alla mia sensazione del tempo che si fa più veloce e non all’ammontare del tempo oggettivo secondo l’orologio che ho davanti e che percepisco rallentato. Anche le persone che hanno esperienze fuori dal corpo (OOB) percepiscono un contrarsi del contatto dell’ego con la mente ed hanno una moltitudine di esperienze soggettive anche se poco tempo oggettivo è passato. Mi rendo conto che quest’affermazione va contro quanto di solito si è abituati a sentire su ciò che accade durante un’esperienza di OOB ovvero, che in tale stato, la persona abbandona l’ego. In realtà, accade l'opposto, in quanto il centro dell'attenzione si distacca dal corpo e va completamente nel cervello. Quindi l'ego si contrae ancor di più e le informazioni ricevute sono ancora più illusorie di quelle apprese in stato di consapevolezza ordinaria. D'altra parte, quando sperimento un centinaio di "unità di secondi" in lenta meditazione, il tempo intorno a me sembra prender velocità, e percepisco “un rallentare del tempo” relativo all'orologio sul muro. Ho anche esperienza del tempo che rallenta, ovvero invecchio meno rapidamente - anche se l'orologio mi dice che sto invecchiano normalmente - quando sono creativo e scrivo, cosa che del resto faccio ogni giorno. Generalmente sono occupato a scrivere per delle ore, che, in realtà, mi sembrano minuti. Qui accade una sorta di abbandono dell’ego e perdo la concezione di chi stia creando. I medium sanno perfettamente di che tipo di esperienza parlo. In un senso molto reale, l’azione creativa non solo mi distoglie dal mio ego, ma mi concede anche di accedere ad universi paralleli dove posso raccogliere tante nuove informazioni.

SeC: Il luogo in cui andiamo quando sogniamo è effettivamente il reame dell'ordine implicito descritto da David Bohm? E perchè abbiamo esperienza di questi livelli?
F.A.W: Penso che non "andiamo" là, siamo là sempre! Solo che non ce ne rendiamo conto, a causa del ruolo che la coscienza deve giocare nei riguardi della sopravvivenza materiale. Siamo continuamente in questo reame, o ordine implicito, ma anche costantemente presi a spostare l’attenzione sull'ordine esplicito che continuamente creiamo.

SeC: La teoria delle superstringhe comprende necessariamente un universo multidimensionale. Vedi un qualche rapporto tra consapevolezza quantistica e la teoria delle superstringhe?
F.A.W: Solo in modo indiretto. Mi spiego; è possibile che la nostra nozione della mente sia stata messa in una categoria di appartenenza sbagliata. Visto che la mente non può essere oggettivata, modi oggettivi di vederla - in termini psicologici o comportamentali - non possono appartenerle. Ma un nuovo modello soggettivistico della mente potrebbe cambiare il modo in cui ragioniamo scientificamente ed influenzare la ricerca scientifica in questo campo. Potrebbe anche aiutarci a comprendere l'evoluzione in un modo diverso, o a determinare come e perché un sé si sviluppa credendo di essere niente altro che un corpo, anche se sospetta che ci sia qualcosa di più. Questa idea non è così radicale come uno potrebbe pensare. Ad esempio oggi in fisica stiamo lavorando su nuovi modi di vedere come l'universo si sia originato e di che cosa sia fatto. Questa nuova strada si chiama teoria delle stringhe, ed uno dei punti più sorprendenti è che si basa su idee che non sono provabili da nessun test sperimentale. In una recente intervista il vincitore del premio Nobel Sheldon Glashow ha fatto notare: "Ai miei tempi i teorici ed gli sperimentatori erano molto in contatto. Questa intimità tra i due è continuata nel tempo e continua sicuramente nella mia università. Ma stranamente vi sono stati degli sviluppi per cui, una nuova generazione di fisici sta facendo della fisica, indiscutibilmente vera fisica, ma un tipo di fisica che non ha assolutamente niente di sperimentale. Questa nuova generazione è interessata al lato sperimentale da un punto di vista culturale e non scientifico perché si sono concentrati su domande che semplicemente gli esperimenti non possono spiegare. Questo è un cambiamento. E' un qualcosa che è nato negli anni '80, si è sviluppato negli anni '90 ed oggi attrae molti tra i più brillanti fisici. Si chiama teoria delle superstringhe e, per quello che sono riuscito a vedere, non ha nessun legame con esperimenti o osservazioni. Se non è totalmente separata dal lato sperimentale lo è sicuramente molto. Questi teorici delle stringhe lo negheranno. Diranno: «Abbiamo previsto l'esistenza della gravità». Ma già ne sapevo molto a riguardo, prima ancora di sentir parlare di superstringhe, quindi questa non mi sembra una previsione. Naturalmente non esiste nessuno che possa provarla o provare il contrario, per cui questa teoria è salva, permanentemente salva, ma io mi chiedo allora se si tratta di una teoria scientifica o filosofica.” Stiamo assistendo ad una nuova tendenza che spinge gli scienziati contemporanei a trovare il significato dell'universo nell'intangibile, nell'inoggettivo mondo dell'immaginazione, che si trova interamente nel reame della soggettività. Non penso che questa sia solo una moda, anzi credo che si tratti di un tassello importante nell’avanzamento della comprensione soggettivistica di come l'universo funzioni. L'essenza di questo è che non esiste universo senza immaginazione, non esiste immaginazione senza una mente e non esiste mente senza coscienza. Quindi come iniziamo ad addentrarci nella struttura della coscienza giungiamo alle sua fondamenta spirituali nell’antica saggezza: Si tratta, dopotutto, di un mondo spirituale e comprendere le sue relazioni con la fisica dei quanti ci aiuterà a vedere questa realta in modo più chiaro.

SeC: Il mondo quantistico implica l'interazione tra un osservatore creativo e l'osservato o realtà esterna. Hai un'idea qualitativa su come stabilire una funzione d'onda per ottenere una prima descrizione matematica di tale interazione, se l'elemento interagente non è un fotone ma una mente conscia? Pensi che ci sarà mai una fisica del mondo interno formulata in termini teorici e quantitativi?
F.A.W: Credo che sia non solo possibile, ma credo anche che una buona mole di lavoro sia già stata svolta. Ho seguito con molto interesse il lavoro di Yakir Aharonov e alcuni collaboratori come Lev Vaidman, David Albert ed altri. Aharonov ha proposto in alcuni suoi articoli quelli che considero essere nuovi ed intelligenti spunti sulla relazione osservatore/osservato. Non è la "particella" di interazione, che sia un fotone, un elettrone o un motore a scoppio che ci interessa qui, è più che altro il modo in cui trattiamo l'interazione Hamiltoniana. L'idea è quella di usare l'interazione base suggerita da Von Neumann molti anni fa, e che descrive l'interazione tra uno strumento di misura ed un sistema osservato. Sotto la condizione in cui le iniziali (pre) e le finali (post) funzioni d'onda quantica sono scelte, è possibile "osservare" l'oggetto che ha un valore chiamato "valore debole" e che sta largamente al di fuori dei possibili auto valori dell'oggetto. Io suggerisco che mente e materia interagiscono tramite "misurazioni deboli" e per questo, l'osservazione della realtà può apparire molto differente da osservatore ed osservatore anche se si sta guardando lo stesso oggetto. Probabilmente quella che chiamiamo fantasia è una misurazione debole. Sotto alcune circostanze le misurazioni deboli e quelle forti - quelle che sono regolate per accadere con una unità di probabilità - concorderanno. Ma in altre circostanze, le misurazioni deboli possono essere alquanto bizzarre, indicando anche probabilità negative. Qual'è il futuro della fisica secondo te? Pensi che la fisica quantitativa possa aggiungere nuovi importanti capitoli (inclusa la consapevolezza quantistica) o che una nuova forma di conoscenza sistematica, non sciamanicaca, possa essere creata assieme ad una nuova tecnologia? Credo di intuire che la fisica quantistica sia un necessario gradino verso un nuovo campo di scienza soggettiva spirituale nella quale gli stati interiore della coscienza saranno soggetto di ricerche e teorie e che saranno fatti tentativi sperimentali comprendenti gli stati di coscienza straordinari. Tutto, dalla grande coscienza spirituale, al motivo per cui la gente continua ad uccidersi e a rubare ne farà parte!

SeC: Hai preso parte a "What the Bleep do we know", un film indipendente che sta ricevendo attenzione in tutto il mondo. Insieme a te nel film ci sono altri noti personaggi come Tiller, Dispenza, Emoto... raccontaci della tua esperienza e del motivo per cui hai scelto di farla.
I produttori ed i registi sono, che si creda o meno, miei fans che hanno partecipato più volte alle mie conferenze! Mi fu fatto un invito speciale, per tenere una conferenza presso la scuola misterica di Ramtha di cui essi sono allievi. I miei libri sono usati dagli studenti di questa scuola, così mi chiesero di prendere parte al film. Sono rimasto entusiasta del film e di come è stato realizzato. Dopo tutto hanno coinvolto 14 scienziati e mistici, hanno prodotto delle animazioni molto ben fatte per illustrare le loro idee e messo su una sceneggiatura interessante. Molte le cose da tenere in gioco, ma il risultato è stato ottimo. Posso dire di essere totalmente solidale con gli effetti ricercati e con gli sforzi di chi lo ha realizzato.

Che cosa ti aspetti o cosa desideri possa lasciare nelle persone che lo vedono?
Sospetto che vi sia un forte desiderio di spiritualità che le religioni non riescono a soddisfare. Questo è un film spirituale e per questo va a toccare dei punti morbidi nella psiche di chi lo guarda. La gente che lo vede inevitabilmente torna per una seconda, terza ed in certi casi n volte a vederlo (dove n sta per infinite). E' veramente una novità nel suo genere, riesce ad esporre spiritualità, scienza moderna, coscienza e, cosa più importante, l'idea che possiamo cambiare il mondo, tramite atti di consapevolezza. Alcuni spettatori ed anche alcuni critici semplicemente non credono nel messaggio del film, così perdono la possibilità di comprendere il significato scientifico chi vi è dietro. Sorprendentemente, se riesci a bloccare la tua incredulità durante il film, riesci a cogliere che cosa sia veramente la fisica quantistica, se questo non accade il messaggio del film ti passa accanto senza toccarti. Dopo tutto la fisica quantistica è un terreno difficile, ed il fatto che l'osservazione umana giochi un ruolo in quello che questa scienza ha dimostrato riguardo al funzionamento degli atomi, delle molecole e del mondo subatomico è così controverso che anche il più conservatore degli scienziati non riesce ad evitare il fatto che sia vero. Oggi il ruolo giocato dalla coscienza nel mondo fisico è così vasto che vi sono ancora numerose interpretazioni che cercano di aggirare questo fatto. Queste interpretazioni tuttavia non fanno che aggiungere mistero a tutta questa storia.

L'intervista è uscita per la prima volta sul n° 11 di Scienza e Conoscenza.



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